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PRODUZIONE Spagna

Ultimi ritocchi per il nuovo film di Rosales

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Il nuovo film del regista Jaime Rosales, Un tiro en la cabeza, sarà pronto tra un mese, non appena saranno terminati i lavori di post-produzione. Giusto in tempo, si mormora, per partecipare al Festival di Cannes, al quale l'autore è già stato in diverse occasioni. Dopo l'inaspettato quanto meritato successo di La soledad [+leggi anche:
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ai Goya (dove ha conquistato i titoli di miglior film, regista e attore non protagonista), questo suo secondo lavoro è uno dei più attesi della stagione.

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Nato a Barcelona nel 1970, Rosales dimostra ancora una volta di essere un regista che non ha paura di osare quanto a contenuto e sperimentazione tecnica. In Un tiro en la cabeza (lett. Uno sparo in testa) tratta un tema molto delicato in Spagna: il terrorismo dell'ETA. La storia ruota intorno all'ultimo attentato dello scorso dicembre, in cui sono rimaste uccise due guardie civili nella località francese di Capbreton. Il fatto ha attirato l'attenzione del regista poiché era “un attentato diverso dagli altri, in realtà non era neanche un attentato, ma un incontro fortuito, evitabile e, allo stesso tempo, terrificante", ha dichiarato in un'intervista al quotidiano El País. Rosales ha scritto la sceneggiatura in una sola settimana e poi ha cominciato le riprese, che si sono svolte per quattordici giorni a San Sebastian e nella regione francese delle Lande.

Se La soledad colpiva per l'uso della polivisione, in Un tiro en la cabeza Rosales sorprende lo spettatore in un altro modo ancora. "E' stato girato tutto con il teleobiettivo, da lontano e i dialoghi non si sentono", ha spiegato il regista nella stessa intervista. Il che vuol dire che i personaggi parlano ma lo spettatore a malapena intende quello che dicono. Questa scelta risponde a un'intenzione precisa: riflettere l'incomunicabilità che regna nella società e specialmente nella politica, dove tutti parlano senza fine ma nessuno ascolta.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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