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FESTIVAL Italia

A Bergamo un meeting per incontrare l’Europa

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Nonostante l’inedita concorrenza dell’Alba International Film Festival (che quest’anno anticipa di due mesi, con conseguente sovrapposizione di date), il Bergamo Film Meeting evita le polemiche: dopo aver tagliato il traguardo del venticinquesimo compleanno (compiuto l’anno scorso), l’edizione in programma dall’8 al 16 marzo prossimi conferma il feeling con le cinematografie europee.

In concorso, otto titoli (tutte opere prime e seconde, dal vecchio continente) si contendono la Rosa Camusa d’oro assegnata dal pubblico. Due gli italiani, inediti in sala: l’uno, Una piccola storia di Stefano Chiantini su tre rocciatori alle prese con una frana, (quasi) tutto al maschile; l’altro, Senza fine di Roberto Cuzzillo, interamente al femminile nel raccontare il desiderio di maternità d’una coppia di donne.

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Ad eccezione del tedesco Früher oder später di Ulrike von Ribbeck, i film in competizione provengono dall’Europa più periferica: nessun titolo francese (ci si consola con la retrospettiva dedicata al René Clair sonoro), ma lo sloveno Short Circuits di Janez Lapajne, il portoghese Goodnight Irene [+leggi anche:
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di Paolo Marinou-Blanco, il finlandese A Man’s Work di Aleksi Salmenperä, il polacco Przebacz di Marek Stacharski.

Ad inaugurare il festival, nella serata della festa della donna, due cineaste: la ceca Alice Nellis (in concorso con Little Girl Blue), e Alina Marazzi con il documentario Vogliamo anche le rose. A proposito di non-fiction, sono quattordici i titoli in cartellone quest’anno, a cominciare dal bulgaro The Mosquito Problem and Other Stories di Andrey Paounov.

Molti gli eventi collaterali, dalla personale completa di Julio Medem (dal primo Vacas all’ultimo Caotica Ana) all’omaggio postumo all’inglese Freddie Francis, regista gotico e straordinario direttore della fotografia per autori come Joseph Losey e David Lynch.

Ma l’evento più atteso è forse l’anteprima italiana di The Man from London [+leggi anche:
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, che segna il ritorno al Bergamo Film Meeting del cinema di Béla Tarr, oggetto in passato di un’ampia retrospettiva: un modo per guardare al futuro, sottolineando l’orgoglio per il quarto di secolo appena trascorso.

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