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CANNES 2008 Concorso

Che: un uomo, un mito

di 

L’enorme attesa intorno al film Che [+leggi anche:
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scheda film
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, presentato in competizione ieri sera al Festival di Cannes, non ha deluso né gli esegeti del mito di Che Guevara, né gli amanti delle grandi epopee cinematografiche. Impersonato da un Benicio Del Toro credibilissimo e candidato indiscutibile al premio per l'interpretazione, il celebre rivoluzionario ha ispirato all'americano Steven Soderbergh un distico riunito in una versione cannense di 4 ore e 28 minuti, interessante dall'inizio alla fine. Una prodezza resa possibile dai finanziamenti principalmente europei, veicolati dalla società francese di vendite internazionali Wild Bunch e dagli spagnoli di Telecinco, che ci hanno messo rispettivamente 40 e 20 M$ sui 70 necessari alla produzione.

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Smontando fin da subito la tesi del superuomo, mostrando Che Guevara in preda a una crisi d'asma nella Sierra cubana, Steven Soderbergh centra il suo racconto sulla dimensione fraterna della guerriglia e della sua icona, "il Comandante", relegando il personaggio di Fidel Castro a un ruolo secondario (magistralmente interpretato da Demain Bichir). Inframezzato da una ricostruzione in bianco e nero dell'incisivo intervento di Che Guevara alle Nazioni Unite nel 1964 e della sua intervista che ripercorre le tappe della rivoluzione cubana, il primo episodio racconta la progressiva presa del potere dell'isola da parte delle forze rivoluzionarie. Una fase di iniziazione, quanto a strategia militare e politica, per un Che Guevara pieno di umanità, che rinuncerà in seguito ai privilegi di vincitore per seguire il suo ideale di giustizia sociale. Una ricerca che lo condurrà in incognito in Bolivia (cornice della seconda parte del film) nel 1966, per formare un movimento armato volto a rovesciare la dittatura in atto.

Di fattura più classica nel suo svolgimento cronologico, questo secondo capitolo si concentra su un piccolo gruppo di guerriglieri confrontati a una crescente avversione che sfocerà nella cattura e nella morte del carismatico Comandante. Un mito al quale il regista dà il tempo di definirsi nelle sue sfumature, attraverso le relazioni con i numerosi compagni di lotta, tra cui l'attrice tedesca Franka Potente. In definitiva, un'opera-fiume che ha il fascino di una grande avventura e il pregio di trasmettere la Storia attraverso il prisma dei valori umani e dei sacrifici quotidiani in nome dei grandi ideali.

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(Tradotto dal francese)

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