04/09/2008

Malek è un topografo, misura i luoghi e i confini, calcola le distanze, simbolicamente segna le tracce geopolitiche dei territori. Con Gabbla, parola che in arabo dialettale descrive una sorta di hinterland, l'entroterra, la lontananza, il quarantenne algerino Tariq Teguia continua a misurare la mappa già disegnata con il suo primo lungometraggio Roma wa la n'touma (Roma piuttosto che voi), presentato qui alla Mostra nel 2006 nella sezione Orizzonti. "Gabbla parla dell'Algeria di oggi", spiega il regista, "attraverso il percorso di un topografo inviato in missione nelle terre toccate ancora di recente dal terrorismo islamista. Per filmare il dopo-guerra, filmarne le tracce, i resti. Prima del personaggio, poi, ho creato una linea di fuga personale ancor più dentro il Paese, verso Sud, verso un punto di sparizione.

Malek (interpretato da Ahmed Benaissa, una vera star in Algeria) e il gruppo di attivisti politici che discutono di una Paese che non sa che direzione prendere sono racchiusi in magnifiche inquadrature urbane e poi desertiche, raccordate da una regia straordinariamente contemporanea, ma che non ha fretta, si sofferma e detta i tempi alla recitazione e allo sguardo dello spettatore. "Per filmare il presente bisogna essere contemporanei anche nelle scelte formali, mettere a confronto diversi registri espressivi".

La postproduzione del film, coprodotto tra Algeria e Francia, è stata eseguita in Europa: il montaggio a Parigi, una parte dei lavori di laboratorio a Zurigo e il missaggio allo Studio National des Arts Contemporains di Fresnoy, coproduttore del film.

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scheda film] di Haile Gerima, Gabbla è il secondo film africano che sembra meritare un Leone in questa edizione della Mostra.