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FESTIVAL Spagna

San Sebastian: Camino di Fesser, la dittatura della coscienza

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La dimostrazione tangibile di come una organizzazione religiosa possa condizionare la vita dei suoi membri è cosa nota. Con Camino [+leggi anche:
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, nella selezione ufficiale al festival di san Sebastian, Javier Fesser dimostra che la radicalizzazione è condannabile a 360 gradi. Il film, durante 143 impercettibili minuti, forza lo spettatore a vivere in prima persona l'agonia di una bambina condannata a morte da una malattia incurabile. Una storia vera, ispirata ad una quattordicenne chiamata Alexia, la cui famiglia era affiliata all'Opus Dei.

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Il cammino di un essere umano che spira ringraziando Dio per il dono ricevuto: una morte dolorosa. Fesser la racconta senza mezzi termini, come solo i grandi artisti possono permettersi.

Raramente si ha l'occasione di assistere ad una proiezione per la stampa in cui nessuno, anche se solo richiamato dal luccichio del suo blackberry, non scappa un minuto dalla sala per ritornare alla vita quotidiana. Camino ha fatto il miracolo. Un miracolo invocato dai personaggi durante tutto il film per salvare un’innocente. Malgrado ciò, in Camino le leggi della vita seguono il loro corso naturale, e la protagonista muore dopo un'agonia straziante. Ma non è una sopresa, il regista affronta l'argomento senza paura e lo espone sin dal terzo minuto del film.

MediaPro, in co-produzione con Peliculas Pendelton, conferma una linea editoriale rischiosa, ma coerente. Il distribuitore Enrique Gónzalez Macho, Alta Films, dimostra ancora una volta coraggio e talento. Camino è in corsia preferenziale per la Concha de oro, per il Goya e per il successo commerciale.

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