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PRODUZIONE Italia

Spike Lee made in Italy con Miracolo a Sant’Anna

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“Che susciti un dibattito acceso sulla storia d’Italia, sul passato recente, è un fatto positivo”, spiega Spike Lee a proposito del suo Miracolo a Sant’Anna [+leggi anche:
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, prodotto dallo stesso regista insieme alla neonata On My Own degli italiani Roberto Cicutto e Luigi Musini: e come previsto il film, che ha avuto oggi a Roma la sua anteprima per la stampa, non ha mancato di sollevare polemiche, in attesa dell’uscita in sala (il 3 ottobre, in 250 copie con 01 Distribution).

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Passato al Festival di Toronto, l’atipico war-movie trova infatti in Italia la platea più attenta e coinvolta: è qui, nel piccolo borgo toscano di Sant’Anna di Stazzema, che nell’agosto del ’44 si consuma uno degli eccidi nazisti più cruenti della seconda guerra mondiale, costato la vita ad oltre cinquecento civili.

Lee, mettendo in immagini un best seller di James McBride (anche sceneggiatore, con la collaborazione di Francesco Bruni), intreccia quest’episodio controverso – e l’ancor più controversa lettura dello scrittore, che nel romanzo attribuisce parte della responsabilità della tragedia al tradimento di un partigiano – alla storia di un bambino scampato alla strage, e alle vicende dei “Buffalo Soldiers”, la divisione dell’esercito americano composta di soli soldati di colore, mandati a morire da una madrepatria che anche sul campo di battaglia li considera cittadini di serie B.

In questo modo, l’apparente novità tematica del film si salda ad leit-motiv centrale nell’opera dell’autore di Malcom X, la lotta per i diritti civili degli afroamericani: “In questo film ci sono più guerre”, conferma l’attore Derek Luke, “oltre al conflitto mondiale ci sono quelli sociali e razziali”. E poi, sottolinea McBride, una guerra civile “che contrapponeva figli, fratelli e padri, e rompeva le amicizie”.

“A far da ponte tra le culture è la protagonista femminile”, spiega l’interprete Valentina Cervi, che nel cinema di Spike Lee ha sempre ammirato “la capacità delle donne di emanciparsi, proprio come fa il mio personaggio, che in fondo è il simbolo di un’Italia nuova che nasceva in quegli anni”.

Nel cast, oltre all’esordiente Matteo Sciabordi (“Ha un volto magnifico, e una profonda intelligenza”, spiega il regista, che l’ha scelto tra oltre 5mila giovanissimi coetanei candidati al ruolo”), anche Pier Francesco Favino ed Omero Antonutti, che torna nella Toscana del ’44 ad oltre vent’anni da La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani.

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