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FESTIVAL / PREMI

Waltz With Bashir al New York Film Festival

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Nell’epopea di animazione Waltz With Bashir [+leggi anche:
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(Valzer con Bashir), celebrata opera israeliana al Festival, gli effetti del combattimento assumono un’altra dimensione, catturata da qualche parte tra incubi e surrealismo. Il film, che è stato presentato ieri sera al New York Film Festival, conduce lo spettatore nell’ermetica immaginazione del regista Ari Folman.

Il film, che si apre con la spaventosa immagine di cani randagi che corrono verso la cinepresa, alterna tra il tumulto psicologico e l’angoscia esistenziale in quanto esplora la psiche dei soldati obbligati ad essere testimoni (e a commettere) crimini contro l’umanità. Con l’aggiunta dell’arte espressionistica dell’animazione, il film riesce a penetrare in profondità in un’amnesia di fatti, in uno sfocamento di moralità e in un’urgenza di scoprire la verità che è al contempo universale e incredibilmente personale.

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“Volevo esplorare i ricordi tormentati che ho portato con me per quasi 25 anni”, ha detto il regista Ari Folman alla conferenza stampa dopo la proiezione stampa di ieri. “Per me e i miei amici queste sono memorie oscure che continuano a tormentarci. Realizzare questo film ci ha permesso di cercare di descrivere in che modo quest’esperienza ha segnato le nostre vite”.

Il film unisce la tecnica “anime” con l’approccio del documentario classico (interviste, voce narrante, tecnica dei primi piani) per offrire un’audace rappresentazione visiva di un elemento del conflitto palestinese-israeliano che è anche una coinvolgente cronaca contro la guerra. Dato che i personaggi animati scavano profondamente per rivelare le pene e le disillusioni della guerra, il pubblico sarà in grado di collocarsi in una terra di nessuno durante una guerra moderna in un modo che nessun documentario tradizionale avrebbe potuto rendere possibile.

L’animazione è usata da Folman per illuminare quello che potrebbe essere definito “immaginazione storica dei personaggi” – in cui esperienze reali si combinano con paure, fantasie e giustificazioni. Questo “annebbiamento della guerra”, persino dopo 25 anni, mantiene gli uomini (nessuna donna) intervistati in una sorta di purgatorio paralizzante, in cui essi hanno paura sia di ricordare il passato che di proseguire nel futuro.

Il film è stato accolto entusiasticamente alla sua prima mondiale a Cannes ed è un ottimo esempio di una co-produzione internazionale (tra Israele, Francia e Germania) in cui ogni partner apporta il suo speciale contributo al progetto. Il 26 dicembre il film inaugurerà cinematograficamente la via al distributore speciale Sony Pictures Classics, la divisione arthouse di Sony Pictures, che approfitterà così della stagione degli Oscar e dei Golden Globe. La SPC lo scorso anno ha distribuito Persepolis, successo di animazione che è stato sia un vincitore al botteghino che un serio contendente degli Oscar.

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