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BERLINALE 2009 Panorama / Francia-Germania

The Countess: il sangue delle vergini contro il tempo che passa

di 

L'attrice francese Julie Delpy ha presentato, nell'ambito della sezione Panorama del Festival di Berlino, il suo terzo lungometraggio da regista a una stampa sedotta dall'energia e dal rigore della sua opera.

Così come fa Catherine Breillat in un altro titolo presente al Panorama, Barbe Bleue [+leggi anche:
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, in The Countess [+leggi anche:
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, coproduzione franco-tedesca che s'ispira alla storia della contessa ungherese del XVI secolo Erzébet Bathory, detta la contessa sanguinaria (che l'attrice interpreta alla perfezione), Delpy mette l'accento sulla variabilità del racconto, non tanto dell'interpretazione quanto della sua trasmissione: come dice la voce narrante all'inizio del film, la Storia stessa non è fatta di verità ma di favole.

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La regista ha spiegato in conferenza stampa di aver voluto essere precisa quanto al contesto storico del racconto, ma di aver evitato di leggere le numerose rivisitazioni del mito della contessa sanguinaria, per creare la sua personale versione della storia di Erzébet e consegnarci un film che "si avvicina più a una tragedia greca che non a un film dell'orrore".

Il film, girato in luoghi superbi (con poche scene in studio) e con costumi sontuosi, mostra come una nobildonna indipendente e temuta si innamori di un giovane uomo (Daniel Brühl) con talmente tanta passione che quando il padre di quest'ultimo (William Hurt) cerca di allontanarli, lei, credendosi abbandonata e tradita a causa delle sue rughe, si mette a dissanguare le vergini per applicare il loro sangue (puro come il suo amore) sulla sua pelle, aiutata dalla strega Darvulia sua amante (interpretata dalla romena Anamaria Marinca, che Delpy ha scelto senza sapere che fosse l'attrice di 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni [+leggi anche:
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).

Benché la contessa affermi, una volta scoperti i suoi crimini, che se fosse stata un uomo l'avrebbero trattata da eroe, e nonostante il dolore tutto femminile che motiva il suo comportamento, alla domanda circa il messaggio femminista del film, Delpy ha rigettato le distinzioni di razza o di sesso per concentrare la sua riflessione sull'individuo. Secondo l'autrice, più che dalla vanità femminile, la contessa è mossa dall'ossessione per la purezza (in contrasto con la corruzione del potere) e dall'angoscia universale per il tempo che passa e la morte.

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(Tradotto dal francese)

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