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BERLINALE 2009 Panorama / Germania

Sleeping Songs: poesia in prosa

di 

Giunta al suo trentesimo anno di programmazione, la sezione Panorama accoglie quest'anno una sua vecchia pupilla, Andreas Struck (selezionata con il suo primo lungometraggio, Chill Out, nel 2000), che vi ha presentato il suo terzo film, Sleeping Songs davanti a un pubblico piuttosto caloroso.

Così come il recente Berlin Calling [+leggi anche:
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di Hannes Stöhr, questo film ha come anti-eroe un musicista di successo in crisi, nella fattispecie un trombettista jazz (Stefan Rudolf) che, per ragioni presumibilmente sentimentali di cui non si sa molto, diventa un senzatetto della metro, butta il suo strumento al fiume e trova al fianco di un barbone morto una busta con delle poesie. In seguito a una rissa, viene condannato ai servizi sociali in un cimitero, dove decide di musicare le poesie e di cercare di riconquistare la sua compagna (Chulpan Khamatova).

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Alcuni aspetti del film sono molto ben riusciti, come la parte tecnica (il lavoro alla cinepresa di Andreas Doub è stato molto apprezzato, così come altri elementi visivi) e l'inserimento, da una parte, della musica (composta da Nils Petter Molvaer) e, dall'altra, delle poesie in flashback sulla vita da vagabondi di grande lirismo, mentre è forse troppo lunga la parte incentrata sulla crisi esistenziale dell'uomo, la cui componente sentimentale non è del tutto convincente.

La sceneggiatura è stata scritta da una donna e si vede, poiché Dagmar Gabler, oltre ad essersi posta l'arguta domanda di che cosa contengano le buste dei senzatetto, lancia esplicitamente il messaggio secondo cui le donne del film valgono di più dei perdenti di cui si innamorano. Non si può che essere d'accordo.

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(Tradotto dal francese)

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