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Vittorio De Seta: L'Africa ci salverà

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"Lettere dal Sahara” è il titolo di una raccolta di articoli-reportage di Alberto Moravia sull'Africa, pubblicati tra il 1975 e il 1981. Venticinque anni dopo, il grande documentarista siciliano Vittorio De Seta attribuisce lo stesso titolo al suo film in bilico tra fiction e realtà. Lettere dal Sahara racconta di un giovane studente del Senegal, Assane (l’attore esordiente Djbril Kebe), che dopo la morte del padre emigra in Italia. Il viaggio clandestino, il naufragio, l’arrivo sull’isola di Lampedusa. Assane riesce a trovare un lavoro precario a Villa Literno, si trasferisce a Firenze da una cugina che fa l'indossatrice per poi giungere a Torino. Qui, grazie anche a un'insegnante di italiano, trova una situazione stabile. Ma un'aggressione razzista lo spinge a riflettere sull’impossibilità di integrarsi, se non se non rinunciando alla propria cultura e alla propria dignità. Decide di tornare in Senegal per ritrovare la famiglia e confrontarsi con un suo anziano maestro.

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E’ una storia di ogni giorno, una storia che potremmo leggere su un quotidiano. “Il senso del film l'abbiamo scoperto strada facendo” racconta De Seta, 83 anni. “Di fronte al fenomeno inarrestabile dell’immigrazione, ci sono due strade possibili: negare tutto e dividere i popoli, oppure cercare il dialogo e il confronto. Quest'ultima scelta è d'obbligo, altrimenti siamo finiti. Noi saremo salvati dagli stranieri”.

C’è una sorta di responsabilità nel girare un film che si ispira a quello che sta accadendo ogni giorno? “Otto anni fa, quando ho scritto la prima sceneggiatura, gli sbarchi a Lampedusa avvenivano già. Certo è una grossa responsabilità, perchè bisogna raccontare la verità. Tanto cinema e televisione si muovono su un piano virtuale, noi ci muovevamo sul piano della realtà, conformandoci ad essa. Il 60 per cento del film è in lingua senegalese, perché i personaggi parlavano tra di loro”.

Lei ha un’esperienza lunghissima nel campo del documentario. In questo film invece l'elemento di fiction si mescola al reale. “Ho scritto prima una sceneggiatura a tavolino e poi l’ho adattata alla realtà confrontandomi con gli attori, gli ambienti. Io sono un evoluzionista, non un creazionista, l’dea che l'autore ha in testa è sempre un work in progress. Ho girato con esordienti e con attori senegalesi, spesso non ci capivamo ma ho pensato alla fine che fosse giusto così, che loro dovessero partecipare alla costruzione della storia. Non credo al regista demiurgo”.

Prodotto da A.S.P. e Metafilm con il contributo del MiBAC, Lettere dal Sahara uscirà nelle sale italiane domani 1 settembre, distribuito dall’ Istituto Luce. Il ministero della Pubblica Istruzione intende far arrivare il film anche agli studenti. “Un’occasione per far conoscere ai ragazzi i loro futuri compagni di banco, attraverso questo documento della realtà”, spiega il viceministro Letizia De Torre.

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